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incesto

Maria Rosa, la cognata dermatologa.


di Membro VIP di Annunci69.it andsic
26.08.2022    |    23.801    |    2 9.7
"“A quest’ora non c’è nessuno, restiamo qua sul pianerottolo”..."
Dopo la separazione inizia a frequentare la mia nuova compagna e conobbi sua cognata Maria Rosa, la moglie del fratello. Lei una dermatologa molto affermata in zona.
Quando la conobbi, aveva il corpo devastato da una delle due gravidanze.
Il viso era molto grazioso e delicato, il seno si trascinava i residui dell’allattamento e i fianchi e il sedere erano rimasti molto grandi. Anche po’ sproporzionati. Non mi attraeva tantissimo, ma aveva quel certo nonsocchè che mi attirava.

Sebbene abitassero nella stessa palazzina, un piano di differenza, non c’era una grande frequentazione fra le loro famiglie, ma di tanto in tanto ci s’incontrava per qualche riunione familiare e con lei molto spesso ci incontravamo per le scale poiché i nostri orari di rientro coincidevano. A dire il vero ne approfittavo per guardare il suo sedere mentre saliva le scale.
Lei molto solare e sorridente, sempre di buon umore, cordiale a differenza del marito, un idiota patentato che sapeva tutto lui.

Man mano che passava il tempo, il suo corpo iniziò a ristabilirsi. Il seno riprese la sua naturale taglia e forma e i fianchi si restrinsero. Solo il sedere restò un po’ più grosso. Lei forse si vergognava di questo e indossava sempre delle gonne molto ampie e lunghe per nascondere il tutto.

Una volta ci invitarono a fare un giro su una barca di amici e la vidi in costume. Devo dire che era molto attraente, Il seno era bel grosso e tosto ed anche il sedere grosso, aveva il suo perché. Nell’insieme una bella figura.
Durante un Sali e scendi dalla barca notai un suo occhietto malizioso che sbirciò la mia patta e simpaticamente mi misi in mostra verso di lei per farle vedere il pacco. Si mascherava dietro gli occhiali da sole, ma vedevo che ogni tanto lanciava un’occhiatina verso di me, mentre il marito era impegnato nelle sue discussioni da supereroe.

Dopo qualche giorno per caso ci incontrammo durante l’attesa di uno spettacolo pirotecnico estivo della nostra città e restammo a parlare tutti assieme.
Notai che anche in quell’occasione lei mi buttava un occhio addosso.
Mentre parlavamo, iniziarono i fuochi e mentre tutti erano con il naso per aria, io mi avvicinai a lei alle sue spalle.
Per farle capire che ero dietro, feci un commento sulla bellezza dello spettacolo.
Fra un botto e l’altro ci avvicinammo e le strofinai il pisello dietro, per testare la sua reazione.
Lei si guardò attorno per capire se qualcuno ci osservava, indietreggiò un po’ e spinse il sedere all’indietro.
Io le riappoggiai il pisello e lei se lo gustò, sempre guardinga nel caso qualcuno si girasse e ci vedesse.
Faceva dei movimenti leggeri, ma fece in modo di mettersi la mazza tra le natiche per sentirla meglio.
Appena finirono i fuochi, prontamente si allontanò ed io cercai di nascondere la mia erezione che nel frattempo si era presentata in tutta la sua grandezza.

Da qual giorno, forse un po’ per vergogna, iniziò ad evitarmi e quando ci incontravamo per le scale, faceva finta di aver dimenticato qualcosa per tornare in macchina ed evitare il contatto con me.
Un giorno però aspettai che lei entrasse e dopo pochi secondi lo feci anche io.
La trovai sul primo gradino che saliva le borse della spesa. Aveva una maglietta leggermente scollata che le mostrava parte del seno, una gonna lunga e larga scura con dei fiori e le scarpe con il tacco.
Mi avvicinai e la aiutai a salire la spesa. Quando arrivammo al piano le chiesi se aveva ancora bisogno di aiuto.
Lei arrossì e si girò per aprire la porta di casa. Mi misi dietro di lei e le sussurrai in un orecchio …. “…. Vuoi che rifacciamo lo stesso gioco come durante i fuochi?” “…. E se ci vedono?” mi rispose.
“A quest’ora non c’è nessuno, restiamo qua sul pianerottolo”.

Mi avvicinai a lei e le feci sentire il pacco. Lei sculettò un po’ e fece in modo di sentirlo meglio.
La abbracciai da dietro e le accarezzai il seno. Era bello grosso.
Mi abbassai e le infilai le mani sotto la gonna. Risalii lungo le cosce e le palpai il sedere. Spostai le mani davanti. Le mutande erano umide. Infilai una mano dentro e le toccai la figa. Sospirò. La sua mano si spostò dietro e mi palpò la patta. Infilai un dito dentro la figa e le solleticai il clitoride. Era già bello duro.
La feci appoggiare sulla ringhiera della scala, le sollevai la gonna sopra le spalle, le abbassai le mutande e gliele sfilai.
“Fai attenzione se arriva qualcuno” le dissi. Mi abbassai i pantaloni, le feci allargare le gambe, glielo strofinai un po’ sulla figa per inumidirlo e la penetrai.
La sua figa era calda e piena di umori. Scivolò dentro senza nessun impedimento. Lei inarcò il sedere per agevolare la penetrazione e iniziai a scoparla.
Le slacciai il reggiseno e le acchiappai le tette. I capezzoli si erano induriti e lei gradì. Poi la acchiappai per i fianchi e inizia a stantuffarla.
Il suo sedere era bello grosso, tondo, corposo e morbido. Ne approfittai e le diedi due sculacciate. Lei fece un piccolo urlo di piacere. Mentre la scopavo iniziò a dimenarsi e dopo un po’ con un piccolo urlo venne, facendo gocciolare sulle scale i suoi umori.

“Non fermarti” mi disse. “voglio sentirti venire dentro di me” aggiunse. Si abbassò un po’ e mentre la scopavo con una mano, iniziò a massaggiarmi i testicoli.
Quel massaggio non mi fece resistere più e le riempii la figa di sperma.
Restammo nella stessa posizione per qualche minuto. Poi si staccò, si ricompose e mi disse: “… devo andare adesso, è tardi”. “Se vorrai, domani, uscirò dal lavoro di nuovo a quest’ora”.
“Ci vedremo domani giù nell’ingresso” le dissi.
Le diedi un bacio e continuai a salire le scale.
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